lunedì 11 gennaio 2016

Considerazioni #2

  Pomeriggio d'inverno. Sono sdraiato sul mio letto a riflettere. È dolce il veleno dei ricordi, che scorre come vapore colorato sul mio viso. Fuori il sole è già svanito, e rilucono solo le luci del parco. Ieri è stata la prima volta che mi è capitato di andare all'opera: suonavano "Metastaseis" di Iannis Xenakis. Riuscire a rendere fedelmente l'intento "geometrico" dei pezzi di Xenakis è cosa ardua: l'orchestra ha suonato stringhe di suoni affastellati tra di loro, strutture che andavano dall'ordine al caos alla complessità, ed è riuscita a rendere perfettamente la "freddezza" della composizione del matematico/architetto/filosofo greco naturalizzato francese. Tra il pubblico impellicciato dell'opera queste cose riescono ancora a suscitare quel disappunto latente che se sessant'anni fa si tramutava in pomodori e uova marce, adesso si traduce in qualche sbuffo contrariato, in un'espressione annoiata e impaziente.  

  Ci sono molte cose che dovrei cominciare a fare. E fino a che ho tempo e possibilità dovrei farle: ricominciare a studiare il pianoforte, leggermi tutto Wilhelm Reich, dipingere, ritagliarmi del tempo per proseguire gli studi interrotti di fisica, fare pugilato con qualcuno, cominciare a comporre i pezzi di un concept-album che mi frulla per la testa da almeno tre anni. Impiegare il tempo in un modo diverso dal semplice riflettere, e leggere libri. Non ho più tempo per cullarmi nell'illusione che una Metafisica possa salvarmi. Ho bisogno di agire sulla mia vita. Adesso.
  
  È un'illusione penosa pensare che nulla si muova "lì fuori": non c'è un attimo che il mondo non si muova.  Nulla è condannato a restare nella sua stasi momentanea. Pensieri, colori, corpi, voci, note, i rigagnoli d'acqua piovana dopo un temporale, tutto interseca se stesso in un gioco continuamente ripetentesi. L'unico ostacolo: la paura.


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