Disse J. in quella notte. La macchina li aveva accompagnati fin dentro la pineta. La luna rifletteva una luce bianchissima. Il sentiero s’interrompeva all’altezza di una roccia illuminata dal bianco lunare.
- So quello che vuoi dire. Ma come facciamo ad attendere senza subire l’attesa? Senza morire di tristezza? Io ogni giorno mi ripeto che sarà l’ultimo. Che domani sarà domani, che non sarà l’ennesimo dei giorni tutti uguali. Ma giriamo per la città e i palazzi prendono polvere e tutti si aggrappano al passato. Siamo sempre gli stessi, e le nostre parole prendono polvere come i palazzi.
- Siamo cresciuti in una razza bastarda.
- "Che si danna l’anima nell’attesa di alba, di un giorno non uguale a mille altri uguali". La nostra vita è dannata ad inseguire qualcosa di cui solo noi siamo certi. Siamo alla perpetua ricerca di esseri affini, che non ci facciano cadere nel vuoto di ciò che abbiamo rigettato.
Sotto le pendici del monte, le luci del paese splendevano. La brezza umida muoveva le fronde dei pini. Era surreale osservare la vallata senza essere visti.
Ad un tratto J. si precipitò dal bordo del sentiero. Il suo corpo rotolò fino ad un fiumiciattolo. Trascinò anche il suo amico con sè. Ancora vivi, il fiume li portava, togliendo loro i vestiti. Gli occhi semichiusi osservavano le stelle, prima di chiudersi definitivamente.
Never Known Questions