Ecco la traduzione di un articolo pubblicato un anno fa su Wired a proposito della meccanica quantistica. Vista la
rilevanza della tematica in ambito epistemologico consiglio a chi lo legge di
consultarsi fonti, articoli citati e di leggere anche l’originale in inglese,
che sta qui: http://www.wired.com/2014/06/the-new-quantum-reality/
Abbiamo interpretato la meccanica
quantistica in maniera errata per tutto questo tempo?
Per quasi un secolo, la “realtà” è stata percepita come un concetto
confuso. Le leggi della fisica quantistica sembrano suggerire che le particelle
spendano molto del loro tempo in uno stato spettrale, mancando delle più
scontate proprietà come una posizione definita e esistendo invece dappertutto e
in nessun luogo allo stesso tempo. Solo quando una particella è misurata essa
si materializza improvvisamente, apparendo come se scegliesse la sua posizione
da una lanciata di dadi.
L’idea che la natura sia intrinsecamente probabilistica – che le particelle
non abbiano proprietà solide, solo verosimiglianze, fino a quando non vengano
osservate – è sottintesa in maniera diretta dalle equazioni standard della
meccanica quantistica. Ma ora un insieme di sorprendenti esperimenti con i
fluidi ha fatto rivivere il vecchio scetticismo su questa visione. I bizzarri
risultati stanno alimentando l’interesse per una versione quasi dimenticata
della meccanica dei quanti, versione che non ha mai abbandonato l’idea di una
singola, concreta realtà.
Gli esperimenti coinvolgono una gocciolina d’olio che rimbalza sulla
superficie di un liquido. La gocciolina rovescia gentilmente il liquido ad ogni
rimbalzo. Allo stesso tempo, le increspature dai rimbalzi precedenti
influenzano la sua traiettoria. L’interazione della gocciolina con le sue
stesse increspature, la cui forma è nota come onda pilota, fa sì che esibisca
comportamenti che si pensavano essere peculiari delle particelle elementari –
inclusi i comportamenti che evidenziano che queste particelle si diffondono
attraverso lo spazio come onde, senza una località specifica, fino a che non
vengono misurate.
Le particelle su scala quantica sembrano fare cose che gli oggetti su scala
umana non fanno. Possono passare attraverso barriere, sorgere e annichilirsi
spontaneamente, e occupare livelli discreti di energia. Questo nuovo corpo di
ricerche rivela che anche le goccioline d’olio, quando sono guidate da onde
pilota, esibiscono queste caratteristiche tipicamente quantistiche.
Per qualche ricercatore, gli esperimenti suggeriscono che gli oggetti
quantici sono definiti come goccioline, e che sono guidati anch’essi da onde
pilota – in questo caso, ondulazioni nello spazio e nel tempo. Questi argomenti
hanno dato nuova linfa ad una teoria deterministica (opposta a quella
probabilistica) del mondo microscopico proposta per la prima volta, e poi
rigettata, all’inizio della meccanica quantistica.
“Questo è un sistema classico che esibisce un comportamento che le persone
ritenevano essere esclusiva dell’universo dei quanti, e possiamo dire perché.”
Dice John Bush, professore di matematica applicata al MIT che ha condotto di
recente diversi esperimenti con goccioline che rimbalzano. “Più cose
comprendiamo e per le quali cui possiamo trovare una spiegazione fisica, più
difficile sarà il difendere la prospettiva del tipo “la meccanica quantistica è
magia”.”
Misurazioni Magiche
Il punto di vista ortodosso sulla meccanica quantistica, conosciuto anche
come “interpretazione di Copenaghen” per via della città natale del fisico
danese Niels Bohr, uno dei suoi architetti, afferma che le particelle vanno a
finire in tutte le realtà possibili simultaneamente. Ogni particella è
rappresentata da una “onda di probabilità” che soppesa queste svariate
possibilità, e l’onda collassa in uno stato definito solo quando la particella
viene misurata. Le equazioni della meccanica dei quanti non affrontano il modo
con cui le proprietà di una particella si solidifichino al momento della
misurazione, o come, in determinati momenti, la realtà scelga quale forma
prendere. Ma i calcoli funzionano. Seth Lloyd, un fisico quantistico del MIT,
pone così la questione: “La meccanica quantistica è semplicemente
controintuitiva e dovremmo farcene una ragione”.
Un esperimento classico della meccanica quantistica che sembra dimostrare
la natura probabilistica della realtà coinvolge un fascio di particelle (come
elettroni) spinte a una a una verso un paio di fenditure su uno schermo. Quando
nessuno registra la traiettoria di ciascun elettrone, esso sembra passare
attraverso entrambe le fenditure contemporaneamente. Nel tempo, il fascio di
elettroni crea una figura d’interferenza a forma di onda fatta di strisce
luminose e nere dall’altra parte dello schermo. Ma quando viene posto un
detector davanti a una delle fenditure, la sua misurazione causa la perdita
dell’ubiquità ondulatoria delle particelle, che collassano in stati definiti, e
viaggiano attraverso una fessura o un'altra. La figura d’interferenza svanisce.
Il grande fisico del XX° secolo Richard Feynman diceva che l’esperimento della
doppia fenditura “ha in sé il cuore della meccanica quantistica” e che “è
impossibile, assolutamente impossibile, spiegarlo in maniera classica”
Qualche fisico ora è in disaccordo. “La meccanica quantistica è molto
efficace: nessuno afferma che sia sbagliata”, ha detto Paul Milewski, professore
di matematica all’università di Bath in Inghilterra, che ha sviluppato dei
modelli al computer della dinamica di rimbalzamento delle goccioline. “Ciò che
crediamo è che ci potrebbe essere, infatti, un qualche altro motivo
fondamentale per cui [la meccanica quantistica] ha l’aspetto che ha”.
Cavalcare le Onde
L’idea che le onde pilota possano spiegare le peculiarità delle particelle risale
ai primordi della meccanica dei quanti. Il fisico francese Louis de Broglie presentò
la prima versione della teoria dell’onda pilota nel 1927 alla conferenza Solvay
di Bruxelles, un famoso incontro tra i fondatori della nuova fisica. Come
spiegò de Broglie quel giorno a Bohr, Albert Einstein, Werner Heisenberg e due
dozzine di altri celebri fisici, la teoria dell’onda pilota portava alle stesse
predizioni delle formulazioni probabilistiche della meccanica dei quanti (che
non sarebbero state riferite come l’interpretazione di Copenaghen fino agli
anni ’50), ma senza le spettralità o i collassi misteriosi. La versione
probabilistica, rappresentata da Bohr, coinvolge una singola equazione che
rappresenta posizioni probabili e improbabili di particelle come picchi e
depressioni di un’onda. Bohr interpreta questa equazione dell’onda di
probabilità come una definizione completa della particella. Ma de Broglie sollecitava
i suoi colleghi a impiegare due equazioni: una che descriveva un’onda fisica,
reale, e un’altra che tentava di descrivere la traiettoria di una particella
effettiva, concreta alle variabili in quell’equazione d’onda, come se la
particella interagisse con e fosse sospinta dall’onda piuttosto che essere
definita da quest’ultima.
Per esempio, consideriamo l’esperimento della doppia fenditura. Nella
figura dell’onda pilota di de Broglie ogni elettrone passa attraverso solo una
delle sue fenditure, ma è influenzato da un’onda pilota che si separa e viaggia
attraverso entrambe le fenditure. Come relitti che galleggiano nella corrente,
la particella è trasportata nei luoghi dove i due fronti d’onda cooperano, e
non va dove si annullano. De Broglie non poteva prevedere la posizione esatta
in cui sarebbe finita una particella individuale – come nella versione degli
eventi di Bohr, la teoria dell’onda pilota predice solo la distribuzione statistica
degli esiti, o le strisce luminose e nere – ma i due uomini interpretarono
questi limiti differentemente. Bohr affermava che le particelle non avessero
traiettorie definite; de Broglie rispondeva che le avessero, ma che noi non
possiamo misurare la posizione iniziale di ogni particella in modo così
soddisfacente da dedurne il percorso esatto. In principio, comunque, la teoria
dell’onda pilota è deterministica. Il futuro si evolve dinamicamente dal
passato, cosicché se lo stato esatto di tutte le particelle dell’universo fosse
conosciuto ad un certo istante, il loro stato potrebbe essere calcolato ad ogni
tempo futuro.
Alla conferenza Solvay Einstein criticò l’universo probabilistico,
scherzando sul fatto che “Dio non gioca a dadi”, ma sembrava ambivalente a
proposito dell’alternativa di de Broglie. Bohr disse ad Einstein di “smettere
di dire a Dio cosa fare”, e (per motivi che rimangono discussi) vinse la
disputa. Nel 1932, quando il matematico americano-ungherese John Von Neumann
affermò di aver provato che l’equazione d’onda probabilistica nella meccanica
quantistica non poteva avere delle “variabili nascoste” (cioè, quelle
componenti mancanti, come la particella di de Broglie con la sua traiettoria
ben definita), la teoria dell’onda pilota era così poco considerata che molti
fisici credettero alla prova di Von Neumann senza nemmeno leggerne la
traduzione.
Più di 30 anni sarebbero passati prima che fosse dimostrato che la prova di
Von Neumann era falsa, ma da allora il danno era fatto. Il fisico David Bohm
fece riemergere la teoria dell’onda pilota in una forma modificata nel 1952,
con l’incoraggiamento di Einstein, e rese chiaro che funzionava, ma non venne
accolta. (La teoria è conosciuta anche come la teoria di de Broglie-Bohm, o
meccanica bohmiana).
Più tardi, il fisico nordirlandese John Stewart Bell dimostrò un teorema
fondamentale che molti fisici odierni interpretano come la prova
dell’impossibilità delle variabili nascoste.
Ma Bell sosteneva la teoria dell’onda pilota. È stato lui che ha evidenziato
le problematicità nella prova originale di Von Neumann, e nel 1986 scriveva che
la teoria dell’onda pilota “mi sembra così naturale e semplice per risolvere il
dilemma onda-particella in un modo così chiaro e comune, che è un grande
mistero per me il fatto che sia stata generalmente ignorata”
L’oblio continua. Un secolo
dopo, la formulazione probabilistica standard della meccanica dei quanti è
stata combinata con la teoria della relatività speciale di Einstein e si è
sviluppata nel Modello Standard, un’elaborata e precisa descrizione della
maggior parte delle particelle e forze dell’universo. Abituarsi alle stranezze
della meccanica quantistica è diventato uno dei riti di passaggio dei fisici.
La vecchia alternativa deterministica non è menzionata nella maggior parte dei
libri di testo; molte persone nel campo non ne hanno nemmeno sentito parlare.
Sheldon Goldstein, professore di matematica, fisica e filosofia alla Rutgers
University e sostenitore della teoria dell’onda pilota, accusa l’”assurdo” oblio
della teoria a “decenni d’indottrinamento”. In questa fase, Goldstein e diverse
altre persone hanno notato che i ricercatori rischiano la loro carriera nel mettere
in dubbio l’ortodossia quantistica.
Una Goccia Quantistica
Ora, finalmente la teoria dell’onda pilota potrebbe avere un piccolo
ritorno – o almeno, tra gli studiosi di fluidodinamica. “Mi sarei augurato che
le persone che stavano sviluppando la meccanica quantistica all’inizio del
secolo scorso potessero accedere a questi esperimenti” ha detto Milewski.
“Perché in questo modo l’intera storia della meccanica quantistica sarebbe
stata diversa.”
Gli esperimenti cominciarono un decennio fa, quando Yves Courder e i suoi
colleghi alla Université Diderot di Parigi scoprirono che se viene fatto
vibrare dell’olio di silicone da bagno su e giù ad una particolare frequenza una
gocciolina può essere indotta a rimbalzare lungo la superficie. La traiettoria
della gocciolina, hanno trovato, era guidata dalla forma inclinata della
superficie del liquido generata dagli stessi rimbalzi della gocciolina –
un’interazione onda-particella multipla analoga a quella della concezione
dell’onda pilota di de Broglie-Bohm.
In un esperimento rivoluzionario, i ricercatori parigini hanno usato lo
schema della gocciolina per dimostrare l’interferenza con una singola e una
doppia fenditura. Hanno scoperto che quando una gocciolina rimbalza verso un
paio di aperture in una barriera a forma di diga, passa attraverso una sola
fenditura o l’altra, mentre l’onda pilota passa attraverso entrambe. Tentativi
ripetuti mostrano che i fronti dell’onda pilota che si sovrappongono spingono
le goccioline in determinate posizioni e mai in mezzo – una replica apparente
della figura d’interferenza nell’esperimento quantistico della doppia fenditura,
che Feynman descriveva come “impossibile…da spiegare in maniera classica”. E
alla stessa maniera con cui il misurare le traiettorie delle particelle sembra
far “collassare” le loro realtà simultanee, il disturbare l’onda pilota nell’esperimento
della gocciolina che rimbalza distrugge la figura d’interferenza.
Le goccioline possono anche sembrare di “scavare” attraverso le barriere, e
orbitare ciascuna in “stati legati”, e esibire proprietà analoghe allo spin quantistico e all’attrazione elettromagnetica.
Quando sono confinate ad aree circolari chiamate “recinti”, formano anelli
concentrici analoghi alle onde stazionarie generate dagli elettroni nei
“recinti” quantistici. Si annichiliscono addirittura con le bolle sotto la
superficie, un effetto che ricorda la distruzione reciproca delle particelle di
materia e antimateria.
In ciascun test, la gocciolina si muove su un percorso caotico che, col
tempo, sviluppa le stesse distribuzioni statistiche nel sistema fluido di
quelle esperite dalle particelle a scala quantistica. Ma piuttosto che emergere
dall’indeterminatezza o da una mancanza di realtà, questi effetti di tipo
quantistico sono derivati, secondo i ricercatori, dalla “memoria di percorso”.
Ogni rimbalzo della gocciolina lascia un segno nella forma d’increspature, e
queste increspature, in maniera caotica ma deterministica, influenzano i futuri
rimbalzi della gocciolina e portano a risultati statistici di tipo quantistico.
Più memoria di percorso un dato fluido esibisce – cioè meno le increspature
dissipano – più netta e di tipo quantistico diventerà la statistica. “La
memoria genera il caos, del quale abbiamo bisogno per ottenere le giuste
probabilità”, ha spiegato Couder. “Vediamo chiaramente la memoria di percorso
nel nostro sistema. Non significa necessariamente che esista negli oggetti
quantici, suggerisce solo che è possibile che lo sia.”
La statistica quantistica è apparente anche quando le goccioline sono
soggette a forze esterne. In un test recente, Couder e i suoi colleghi hanno
piazzato un magnete al centro del loro olio da bagno e hanno osservato una
gocciolina magnetica ferrofluida.
Come un elettrone che occupa livelli fissati di energia intorno ad un
nucleo, la gocciolina che rimbalza adotta un set discreto di orbite stabili
intorno al magnete, ciascuna caratterizzata da un definito livello di energia e
di momento angolare. La “quantizzazione” di queste proprietà in pacchetti
discreti è di solito compresa come una proprietà che definisce l’universo dei
quanti.
Se lo spazio e il tempo si comportano come un superfluido, o un fluido che non
fa esperienza di dissipazione, allora la memoria di percorso potrebbe
plausibilmente generare a quello strano fenomeno quantistico che è l’entanglement – quello che Einstein
riferiva come “una spaventosa azione a distanza”. Quando due particelle diventano
entangled, la misura dello stato di
una ha immediatamente effetti sull’altra. L’entanglement
ha luogo anche se le due particelle sono ad anni luce di distanza.
Nella meccanica quantistica standard, l’effetto è razionalizzato come il
collasso istantaneo dell’onda di probabilità combinata delle particelle. Ma
nella versione basata sulla teoria dell’onda pilota, un’interazione tra due
particelle in un universo superfluido le pone su traiettorie che rimangono
correlate per sempre poiché l’interazione influenza permanentemente il contorno
del superfluido. “Mentre le particelle procedono, percepiscono il campo d’onda
generato da esse nel passato e quello delle altre particelle nel passato”
spiega Bush. In altre parole, l’ubiquità dell’onda pilota “provvede a un
meccanismo che offre una spiegazione per queste correlazioni non-locali.”
Tuttavia un test sperimentale sull’entanglement delle goccioline rimane un
obiettivo lontano.
Realtà Subatomiche
Molti degli studiosi di fluidodinamica coinvolti o familiari con le nuove
ricerche sono convinti che ci sia una spiegazione classica in termini di fluidi
alla meccanica quantistica.
“Penso che sia abbastanza una coincidenza” ha detto Bush, che a Giugno ha
condotto un workshop sull’argomento a Rio de Janeiro e sta scrivendo un review paper sugli esperimenti per la
rivista annuale di Meccanica dei Fluidi.
I fisici quantistici tendono a considerare le scoperte meno rilevanti.
Dopotutto, le ricerche sui fluidi non forniscono la diretta evidenza che le
onde pilota muovano le particelle a scala quantistica. E un’analogia
sorprendente tra gli elettroni e le goccioline d’olio non produce nuovi e
migliori calcoli.
“Personalmente, penso che abbia poco a che vedere con la meccanica dei
quanti” ha detto Gerard’t Hooft, fisico delle particelle premio Nobel
all’università di Utrecht nei Paesi Bassi. Ritiene che la teoria quantistica
sia incompleta ma non apprezza la teoria dell’onda pilota.
Molti fisici quantistici che lavorano dubitano del valore di ricostruire
dalle basi il loro molto efficace Modello Standard. “Penso che gli esperimenti
siano molto intelligenti e aprano la mente” ha detto Frank Wilczek, professore
di fisica al MIT e Nobel, “ma ti portano solo su alcuni passi di quella che
sarebbe una strada molto lunga, che va da un’ipotetica teoria classica
soggiacente all’uso efficace della meccanica quantistica per come la
conosciamo”.
“Ciò è veramente una manifestazione impressionante e visibile dei fenomeni
dell’onda pilota” ha detto Lloyd. “È stupefacente – ma non rimpiazzerà in un
futuro prossimo l’attuale meccanica quantistica”
Nel suo stato immaturo attuale, la formulazione in termini di onda pilota
della meccanica quantistica descrive solo semplici interazioni tra materia e
campi elettromagnetici, secondo David Wallace, filosofo della fisica all’Università
di Oxford in Inghilterra, e non riesce nemmeno a fotografare la fisica di
un’ordinaria lampadina. “Di per sé non è capace di rappresentare molto la
fisica” ha detto Wallace, “per come la vedo io, questo è il problema più serio
per la teoria, anche se, ad essere onesti, rimane un’area di ricerca attiva”.
La teoria dell’onda pilota ha la reputazione di essere più difficile della
meccanica quantistica standard. Alcuni ricercatori affermano che la teoria
presenta aspetti problematici nel trattare le particelle identiche, e che
diventa scomoda quando dovrebbe descrivere l’interazione tra più particelle.
Inoltre hanno affermato che si combina in modo meno elegante con la relatività
speciale. Ma altri specialisti nella meccanica quantistica non sono d’accordo o
dicono che semplicemente l’approccio è sottostimato. Potrebbe essere questione
dello sforzo di riadattare le previsioni della meccanica quantistica al linguaggio dell’onda pilota, ha
affermato Anthony Leggett, professore di fisica all’Università dell’Illinois
Urbana-Champaign, e Nobel. “Il fatto che uno pensi che ciò sia meritevole di un
sacco di tempo e impegno è una questione di gusti personali”, ha aggiunto. “Io
non la penso così”.
D’altra parte, come Bohm argomentava nel suo paper del 1952, una formulazione alternativa della meccanica
quantistica potrebbe produrre le stesse predizioni della versione standard a
scala quantistica, ma divergere nel caso di scale più piccole della natura.
Nella ricerca di una teoria unificata della fisica a qualunque scala, “potremmo
essere stati facilmente tenuti sulla strada sbagliata per un lungo periodo
dall’esserci limitati all’interpretazione usuale della teoria quantistica”, scriveva
Bohm.
Qualche entusiasta pensa che l’approccio in termini di fluidi potrebbe
essere la chiave per risolvere l’annoso conflitto tra la meccanica dei quanti e
la teoria gravitazionale di Einstein, che si scontrano a scala infinitesimale.
“C’è la possibilità di poter pensare a una teoria unificata del Modello
standard e della Gravità in termini di un soggiacente, superfluido sostrato
della realtà” ha detto Ross Anderson, un informatico e matematico
all’Università di Cambridge in Inghilterra, e co-autore di un recente paper sull’analogia fluido-quantistica.
Nel futuro, Anderson e i suoi collaboratori hanno intenzione di studiare il
comportamento dei “rotoni” (eccitamenti di tipo particellare) nell’elio
superfluido come un analogo anche più vicino al possibile “modello superfluido
della realtà”.
Ma nel presente queste connessioni con la gravità quantistica sono
speculative, e per i giovani ricercatori idee rischiose. Bush, Couder e altri
studiosi di fluidodinamica sperano che le loro dimostrazioni di un numero
crescente di fenomeni di tipo quantistico renderanno un’immagine deterministica,
fluida della fisica dei quanti sempre più convincente.
“Con i fisici è una cosa così controversa, e le persone sono abbastanza
evasive in questa fase” dice Bush. “Stiamo facendo passi avanti, solo tempo ci
dirà. La verità vince sempre alla fine.”