"Nessuna paura di morire. Nessuna paura di restare soli. Siamo uomini.
Siamo come fili d’erba nel deserto. Siamo vette. Procediamo spalla a
spalla. Copriamo ogni spiraglio. Non abbiamo parte e non faremo storie.
Potete anche bruciare tutta la prateria o radere al suolo per intero la
foresta delle pretese, non avrete mai certezza d’aver distrutto ogni
nostra semenza. Siamo nella radice dell’olivo, nel canto della
spremitura; siamo nella vicenda senza fine della libertà. Siamo nel
vento, nell’alba, siamo nel rumore di fondo dell’umanità. Non potete
occultare nelle vostre biblioteche polverose il nostro volto sempre
diverso, sempre nervoso e bello. Siamo la padronanza del disastro, i
puntini sospensivi del destino. Siamo il muschio nero che avvolge la
corteccia ingenua, il rapido infiammarsi dell’incanto fra le strade che
invocano l’uomo. – Perché non deponete le armi e vi accontentate di
sopravvivere ai vostri limiti? – Perché noi non abbiamo paura e perché
sappiamo, anzi siamo sicuri che in qualche luogo, anche se del tutto in
disparte (ascoltate, prestate orecchio), alcune presenze, alcuni corpi
intelligenti ed essenziali hanno cominciato a ridere di voi e dei nostri
limiti coltivando il sogno sovrumano di abbattere ogni limite."
Carmine Mangone, "Fuoco sui ragazzi del coro".
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