sabato 2 aprile 2016

Roma

Io amo questa città. Amo le notti di Roma, girovagando tra le sue vie umide, a scivolare sotto la luce pallida dei lampioni che si riverbera sulle pareti dei palazzi, tra tendine e persiane e balconi e tubature e piante e antenne e muratura scrostata di colori evanescenti. Amo il senso di trascuratezza e di eleganza di una metropoli che si estende a vista d'occhio, dispersa tra pezzi di parchi, abitati, vie romane, fontanelle e bar e mozziconi di sigaretta e cartacce e graffiti e chiese barocche. Amo la sua gente, la sua fisicità e il suo amore per tutto ciò che è vivo e vitale. Amo perdermi nel ventre di Roma senza più aver nulla da cercare al di fuori della perdita del sé, di ciò che mi separa dall'esistente. Amo il suono delle parole trasportate nell'aria di una giornata autunnale, gli occhi e le luci di tutti coloro che ho incontrato e incontrerò, i lineamenti dei volti dei ragazzi, i loro capelli, le espressioni dei passanti mentre sono seduto su una panchina. Una città non è composta solo dai suoi edifici, dai suoi monumenti o dagli "oggetti" che ha, ma da quel filamento che si dispiega in una sensazione tattile per finire nell'abbraccio di un amico. Nei posti dove non va nessuno sarò lì con un naso enorme, ad aspettare che arrivi l'alba.

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